Opinioni

Cibo e viaggi al giro di boa: il futuro è a numero chiuso?

Turismo di massa e ristorazione insostenibile hanno creato più interrogativi di quelli che hanno risolto: serve una strategia per il futuro

Si può mettere un limite alla volontà degli individui di spostarsi? La mente sembra rigettare un pensiero simile, eppure in qualche modo è già realtà. Vanno in quella direzione diverse iniziative che riguardano il settore dell’ospitalità italiano. Uno dei provvedimenti più discussi in tal senso è quello che riguarda il ticket d’ingresso per la città di Venezia, che sarebbe dovuto entrare in vigore nel 2023 ma non è ancora operativo (diverso però, dalla tassa di soggiorno che si paga in molte città italiane). Pensato per porre un argine ai problemi di turismo di massa (overtourism) che vessano Venezia da anni, da una parte lo si può considerare uno strumento insufficiente per gestire numeri così imponenti e dall’altra un mezzo che consegna della città un’immagine deforme. Venezia se la può permettere solo chi paga, non è una questione di qualità, ma di quantità.

Venezia tra biglietti e contatori

Certo l’arrivo del nuovo contatore che si trova in una libreria di Campo santa Margherita voluto dall’Osservatorio CIvicO sulla casa e la residenza (OCIO) sembra non lasciare spazio a tentennamenti: il numero lampeggiante mostra il totale dei posti letto destinati ai turisti in città che ad aprile si differenziava di poche unità (48.596 contro 49.536) da quello dei residenti. Non potrà di certo aiutare la campagna appena promossa dal Ministero del Turismo Italiano, che ha scelto proprio piazza San Marco (e altre mete afflitte da overtourism come Polignano a Mare in Puglia e il centro storico di Roma) come sfondo della Venere Influencer che conduce i turisti in viaggio per l’Italia.

Il caso Cinque Terre

È presumibile che, d’accordo o meno, le limitazioni agli spostamenti turistici saranno sempre più frequenti in un paese caotico e complesso come l’Italia. Già bisogna fare i conti con parecchi divieti: basti pensare al caso Cinque Terre, uno spazio di Liguria particolarmente amato dai viaggiatori di tutto il mondo, che di spazio ne ha ben poco però. In occasione delle festività pasquali i numeri sono stati così vertiginosi, da generare situazioni critiche in corrispondenza delle stazioni ferroviarie di Manarola, Vernazza e Monterosso, spingendo i sindaci a richiedere con urgenza un piano di “gestione dei flussi”. Nel frattempo, chi ha potuto, è ricorso al fai-da-te. Per esempio il sindaco di Portofino Matteo Viacava aveva istituito delle zone rosse dove veniva vietato alle persone di sostare (per scattare foto o selfie) in alcune aree.  

Intanto per l’estate 2023 ci si organizza come si può: a Procida c’è un tetto all’ingresso di barche e motorini, all’Isola del Giglio solo chi sta più di 4 notti potrà portare con sé l’auto, da fine luglio a settembre non potranno entrare mezzi privati a Lampedusa. E la lista si allunga da nord a sud.

Sul versante della gastronomia non sembra andare tanto meglio. Regolamenti per la produzione agricola, enologica e alimentare sono sempre esistiti. Eppure il fermo pesca sui ricci di mare appena varato in Puglia e valido per ben 3 anni sembra raccontare ancora un’altra storia: anche alle necessità alimentari si può porre un limite per il bene dell’ecosistema.

Ristoranti, no show e prenotazioni

Complici alcuni cambiamenti intervenuti dopo la pandemia, ristoratori e ristoranti si sono trovati ad affrontare nuove difficoltà. Le imposizioni nate durante la fase più acuta dell’emergenza hanno costretto a ripensare in modo veloce il modo di fare ristorazione: non più gestioni informali e casuali, ma una richiesta sempre maggiore di disciplina ai clienti, organizzazione e pianificazione che la vecchia osteria italiana finora non aveva – forse – mai immaginato. La mancanza di personale e la ricerca di un migliore equilibrio vita privata/lavoro hanno fatto il resto. I ristoratori hanno cominciato a riflettere sulla possibilità di richiedere prenotazioni digitali (qualche volta obbligatorie), pagamenti tracciabili, carte di credito a garanzia delle prenotazioni e caparre in caso di no-show (mancata presentazione). Quanta strada fatta rispetto ai tempi in cui ci si presentava al ristorante la sera stessa per mangiare: oggi a Roma e a Milano il venerdì e il sabato sera senza prenotazione si rischia di rimanere a digiuno. “Ormai bisogna muoversi con mesi di anticipo” è una frase che si sente dire spesso nelle grandi città italiane.

Strategie per un futuro sostenibile

Giusto o sbagliato che sia, una cosa c’è da dirla: sembra tutto lasciato al caso e all’iniziativa personale. E se da una parte dire “siamo troppi” non aggiunge nulla al dibattito (ed ha anche implicazioni controverse), dall’altra è evidente che i numeri non sono destinati a diminuire. Il turismo è sì una filiera molto complessa a cui però va aggiunta una potenza strategica più forte, che parta dal presupposto che in Italia c’è effettivamente un problema serio. E se non si vuole arrivare a diventare un’enorme zona rossa, oppure una Disneyland aperta solo a chi può permettersi il biglietto d’ingresso più costoso, qualcosa bisognerà fare. Purché non venga semplicemente “scaricato” su residenti e comunità il disagio di fare quattrini nell’immediato, ma senza cassetto per il futuro.


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